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Il vero sviluppo nei giovani atleti, la mia visione senza filtri

Immagine del redattore: Mariano CastilloMariano Castillo



Oggi non vi parlerò delle solite favole. Parliamo di ciò che pochi hanno il coraggio di affrontare: lo sviluppo dei giovani atleti.Ascoltate attentamente: lo sviluppo reale è spesso aspro, non sempre soddisfacente, e raramente coronato da medaglie e trofei. I cosiddetti “successi” che tanto acclamano genitori e allenatori non rappresentano il vero indicatore del progresso.

Sia chiaro: molti pensano che basti scegliere il club giusto o un allenatore di fama per fare di un bambino un campione. Ma scegliere il club è solo il primo passo, spesso fatto per ragioni futili: la notorietà del centro, i trofei esposti in vetrina, l’orgoglio di appartenere alla “scuola migliore”. La verità, però, è che i trofei sono vuoti se non accompagnati da un autentico sviluppo personale. Le medaglie sono solo ornamenti, privi di significato se non supportano una crescita solida e duratura.

Una domanda scomoda: cosa significa davvero sviluppare un atleta? Non si tratta di accumulare trofei, perché la vittoria può essere frutto del caso; lo sviluppo richiede impegno costante. Immaginate l’atleta come un albero: tutti ammirano la chioma fiorita, ma pochi si soffermano sul lavoro invisibile delle radici, quelle che si allungano nel buio, alla ricerca di nutrimento. Queste radici sono il simbolo di ore infinite di dedizione, sacrifici e fallimenti che superano di gran lunga i momentanei successi.

Sappiamo bene che vincere non è mai semplice. Tuttavia, l’obiettivo è plasmare nei giovani atleti una forza potente e duratura, capace di performare con criterio, sostanza e spessore. Non vogliamo che la loro forza si limiti al desiderio di vincere, ma che rifletta tutto il percorso e il lavoro incessante che li ha portati fin qui. La vittoria è soltanto la punta dell’iceberg; dietro di essa si cela la somma di sacrifici, disciplina, costanza e determinazione, elementi che rendono un atleta completo.

Il punto chiave è questo: proprio come le radici forti sostengono un albero durante le tempeste, così le fondamenta dello sviluppo sostengono l’atleta. Senza radici profonde, l’albero diventa un fragile ornamento destinato a cedere al minimo soffio di vento. Costruire su basi deboli significa ingannarsi e predisporre il fallimento.

Il successo prematuro è una trappola insidiosa. A 10 o 12 anni, il numero di tornei vinti o di medaglie guadagnate non indica necessariamente il talento; anzi, spesso segnala che l’atleta ha raggiunto il suo picco troppo presto. Genitori, allenatori e giovani atleti, riflettete: preferite un bagliore effimero o siete pronti ad affrontare anni di oscura dedizione per raggiungere un successo solido e duraturo? Se non siete disposti a questo, è meglio astenersi dal parlare di impegno o sviluppo.

La vera forza di un atleta è nascosta, proprio come le radici di un albero, invisibili ma fondamentali. Solo quando queste radici saranno sufficientemente forti, l’albero potrà emergere alla luce e affrontare ogni tempesta. Se credete che lo sport consista solo nel vincere, vi state indirizzando sulla strada sbagliata. La mancanza di pazienza e la ricerca di riconoscimenti immediati sono i nemici più temibili del vero sviluppo.

Sia chiaro: esiste una netta differenza tra un atleta che compete solo per vincere e uno che si allena per migliorarsi. Il primo è intrappolato in un vortice di risultati immediati, mentre il secondo comprende che il vero obiettivo è la trasformazione interiore. I risultati sono soltanto il naturale esito di un percorso di crescita autentico.

Prima di lanciarsi alla ricerca del prossimo trofeo, chiedetevi: siete disposti a immergervi nel fango, a crescere lontano dagli applausi, a sacrificare tutto per un progresso che rimarrà invisibile per anni? Se la risposta è negativa, ripensatevi prima di parlare di sacrificio e impegno.

 
 
 

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